lunedì 28 dicembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XL — ALIEN

— Anybody there? Hey, Sweden!
— They're not Swedish, Mac. They're Norwegian.
R.J. MacReady (Kurt Russell) e il dottor Cooper (Richard Dysart) ne La cosa (John Carpenter, 1982).

Ultimo gioco dell'anno. 4 broogle a chi riconosce il film da cui ho estratto questa sequenza, eliminando l'audio. Giovedì aggiungerò un secondo filmato. Sabato ripristinerò la colonna sonora. Nell'operazione sprecherò due broogle.
AGGIORNAMENTO (giovedì 31 dicembre): Stasera attenti al pesce marcio, altrimenti al cenone rischiate di fare la fine di questi, molto simili ai commensali di un'altra splendida festa di morti. Tre broogle in palio, utilissimi per stappare bottiglie vuote.
AGGIORNAMENTO (sabato 2 gennaio): Ripristinato l'audio e unite le sequenze. Tra esse si trova una manciata di secondi troppo rivelatrice per i google addicted: l'ho eliminata, ma anche così due broogle mi sembrano fin troppi.






ATTENZIONE: La partita si è conclusa sabato 2 gennaio alle 16.49. Il ruggente arcomanno ottiene l'ambitissimo premio 2009, dopo un interminabile duello con Bianca, che alcuni iperbolici lettori hanno definito "all'ultimo esangue".
Il film da riconoscere era Icaro XB1 (Jindrich Polák, 1963), strano precursore cecoslovacco non solo di Alien, della Cosa carpenteriana e di Shining versione USA, ma anche di Solaris e del primo, torpidissimo e geniale episodio della serie televisiva Battlestar Galactica (versione 2004; si badi a non confondere il primo episodio con il "pilota").
La prima sfida del 2010 si terrà lunedì 4 gennaio.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA DEFINITIVA 2009

arcomanno: 21 broogle.

bianca: 19 broogle.
afasol: 14 broogle.
maxeramax: 3 broogle.
YagaBaba: 3 broogle.
gegio: 3 broogle.
Andrea: 2 broogle.

lunedì 21 dicembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXIX — OUI, JE SUIS CATHERINE DENEUVE

A chi riconosce il film da cui è tratto questo fotogramma, tre bottiglie di acqua Fiuggi: lei la beve tutti i giorni, e guarda un po' come sta bene. Giovedì e sabato nuove immagini, ma ogni volta mi toccherà sprecare una bottiglia per lavarci i piatti. Se c'è una cosa che mi fa tanto male è l'acqua minerale.
AGGIORNAMENTO (giovedì 24 dicembre): Fuir! Là-bas fuir! Nuovo fotogramma: indovina il titolo del film e imbarca due bottiglie di acque Fiuggi.
AGGIORNAMENTO (sabato 26 dicembre): Questo non è un film con Catherine Deneuve. Quello non è il povero Yorick. Codesto nuovo fotogramma contiene il titolo da indovinare. Una bottiglia di acqua Fiuggi per digerire il cenone.




LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
I FOTOGRAMMI ERANO TRATTI DA BULLET IN THE HEAD (DIE XUE JIE TOU, 1990), CAPOLAVORO DEL PERIODO D'ORO DI JOHN WOO ASSIEME A THE KILLER E REMAKE NON DICHIARATO DEL CACCIATORE: LO AVEVO GIÀ DETTO QUI, MA TU NON STAI MAI ATTENTO.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ LUNEDÌ 28 DICEMBRE.

sabato 19 dicembre 2009

Scommetto che questo ritorna

DAN O'BANNON, 30/09/1946 - 17/12/2009


mercoledì 16 dicembre 2009

La caduta nel quotidiano/2

Are we worth saving? You tell me.
Debra (Michelle Morgan): ultime parole di Diary of the Dead (George A. Romero, 2007).

Generatore manuale di commenti: tra minacce e tentazioni censorie, prosegue temeraria e indomita la nostra sfavillante e multiforme vita nei social network, ovvero come smettere di preoccuparsi e cominciare ad amare il tasto “annulla”, offrendo sempre e comunque il peggio di noi, su una strada senza ritorno e a senso unico.
(Titolo a cura di Stan Lubrick, Mario Calabresi e Lina Wertmüller)

− Ignorati, fai come se non esistessi.

− E stasera? Ancora semolino?

− Phaiga lo dici a tua sorella.

− Preferirei sapere a che cosa NON stai pensando.

− Guarda che la settimana delle tette era l'altra.

− Hai già provato tutto uguale ma con i piedi in una pozza d'acqua?

− Sarà, ma anche una frase che riesce a mettere insieme una doppia negazione e il lemma "socialnetworkizzati" in un colpo solo fa disperare dell'umanità.

− Penserei che stai postulando per recitare una parte importante nel prossimo film dei Vanzina, per poi finire spiaccicata sul mese di febbraio di un calendario e infine coinvolta in un tristissimo caso di cronaca nera che ti farà piombare nel trito tunnel della droga, dal quale uscirai per imboccare senza soluzione di continuità l'annosa via dell'alcoolismo, quindi l'autostrada della bulimia diabetica. Il 22 novembre 2021 una congestione ti farà colare a picco nella piscina di un piccolo imprenditore di Casale sul Sile (TV), ma in assenza del proprietario. Verrai ritrovata due giorni dopo dalla colf mesopotamica in via di regolarizzazione e al tuo funerale qualcuno piangerà, forse.

− Il giorno in cui ti ritroverai con una doppia coppia d'assi e di otto mi piacerebbe essere presente, pallone gonfiato che non sei altro.

− Verrai ripescata. Meglio esser precisi.

Come in uno specchio 4

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In un tomo delle sue Lettere edificanti e curiose, pubblicate a Parigi durante la prima metà del secolo XVIII, il padre Zallinger, della Compagnia di Gesù, abbozzò un esame delle illusioni e degli errori del volgo della città di Cantòn; in una lista preliminare, annotò che il Pesce era un essere fuggitivo e risplendente che nessuno aveva mai toccato, ma che molti pretendevano di aver visto nel fondo degli specchi. Il padre Zallinger morì nel 1736, e il lavoro iniziato dalla sua penna rimase inconcluso; centocinquant’anni dopo, Herbert Allen Giles riprese l’opera interrotta.
Secondo Giles la favola del Pesce fa parte di un mito più ampio, che si situa nell’epoca leggendaria dell’Imperatore Giallo.
A quel tempo il mondo degli specchi e il mondo degli uomini non erano, come adesso, incomunicanti. Erano, inoltre, molto diversi: non coincidevano né gli esseri, né i colori, né le forme. I due regni, lo specolare e l’umano, vivevano in pace; per gli specchi si entrava e si usciva. Una notte la gente dello specchio invase la terra. Irruppe con grandi forze, ma dopo sanguinose battaglie, le arti magiche dell’Imperatore Giallo prevalsero. Egli ricacciò gl’invasori, li incarcerò negli specchi, e impose loro il compito di ripetere, come in una specie di sogno, tutti gli atti degli uomini. Li privò di forza e di figura propria, riducendoli a meri riflessi servili. Un giorno, tuttavia, essi si scuoteranno da questo letargo magico.
Il primo a svegliarsi sarà il Pesce. Nel fondo dello specchio scorgeremo una linea sottile, e il colore di questa linea non rassomiglierà a nessun altro. Poi verranno svegliandosi le altre forme. Gradualmente, differiranno da noi; gradualmente, non ci imiteranno. Romperanno le barriere di vetro o di metallo, e questa volta non saranno vinte. Al fianco delle creature degli specchi combatteranno le creature dell’acqua.
Nello Yunnan non si parla del Pesce ma della Tigre dello Specchio. Altri intende che, prima dell’invasione, udremo nel fondo degli specchi il rumore delle armi.
Jorge Luis Borges, Manuale di zoologia fantastica ("Animali degli specchi"), Einaudi, Torino 1962, pp. 19-20.


lunedì 14 dicembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXVIII — IL MEGLIO DI NOI

La rete, purtroppo, mostra ancora una volta di raccogliere il peggio di noi, ma politici e giornali hanno il dovere di non dare sponde, di essere seri e di capire che le giustificazioni ci portano su strade senza ritorno e che non si può continuare ad alzare il livello dello scontro.
Mario Calabresi, Gli indignati a senso unico, "La Stampa", 14-12-2009.

— Non sta bene?
— Come?
— Non sta bene??
— Sì, c'est le soleil qui tape. Mais à part ça, je ne me suis jamais senti aussi bien. Donnez-moi à boire.
— Cosa volete?
— Ce qu'il y a de meilleur.
— Va bene.
— Le meilleur.
Le meilleur, le meilleur…
La cameriera di un bar sulla spiaggia e Tom Ripley alla fine di Delitto in pieno sole (Plein soleil, 1960) di René Clément.

Una sponda a senso unico per chi riconosce il film a cui si ispira questo torpido remake.



ATTENZIONE: La partita si è conclusa martedì 15 dicembre alle 13.06. Riconoscendo Per qualche dollaro in più (Sergio Leone, 1965), arcomanno si ricolloca in prima posizione, ex aequo con bianca, e si aggiudica una sponda a senso unico.
La prossima sfida si terrà lunedì 21 dicembre.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 19 sponde a senso unico.
bianca: 19 sponde a senso unico.
afasol: 14
sponde a senso unico.
maxeramax: 3
sponde a senso unico.
YagaBaba: 3
sponde a senso unico.
gegio: 3
sponde a senso unico.
Andrea: 2
sponde a senso unico.

Il catalogo delle idee chic reloaded

UN INCIUCIO, SÉ PLÙ FASIL

Il nuovo segretario del Pd, proprio nel rifiuto di aggregarsi al No Berlusconi Day, ha già dato una prima indicazione della identità tutta politica che vuole dare all’organizzazione. Del resto, Bersani e buona parte dell’attuale gruppo dirigente del Partito democratico vengono direttamente dalle file di quel Pci che negli anni bui non temette di stare accanto al suo avversario storico, la Dc, per fermare il terrorismo. Ora non siamo affatto nell’emergenza di allora. Ma, oggi come allora, il perno della politica rimane il principio che la governabilità di un Paese dipende dall’assumersi responsabilità. Anche da parte di chi è all’opposizione.
Lucia Annunziata, La sinistra a un bivio, "La Stampa", 14-12-2009.

lunedì 7 dicembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXVII — INGLORIOUS BASTERDS

Ritrova il film dal quale è tratto questo fotogramma e riceverai tre biglietti per l'anteprima parigina di Stolz der Nation (Alois von Eichberg, 1944) al cinema Le Gamaar. Un'epopea educativa e commovente, da vedere in famiglia, circondati da vip e vamp. Giovedì e sabato il Reichsminister für Volksaufklärung und Propaganda diffonderà nuove immagini, ma i posti saranno proporzionalmente ridotti, a beneficio degli ill.mi sigg. Enzo Girolami e Antonio Margheriti.

violinista.jpg


ATTENZIONE: La partita si è conclusa martedì 8 dicembre alle 00.51. bianca ha riconosciuto Sperduti nel buio (Nino Martoglio, 1914), dal dramma omonimo di Roberto Bracco. A conferirgli l'aura del mito pare sia stato un articolo di Umberto Barbaro, Un film di un quarto di secolo fa ("Scenario", novembre 1936): all'epoca la maggior parte dei film non veniva conservata (cf. La valigia dei sogni, 1953: uno dei miei pochissimi motivi di orgoglio personale è sapere il mio dvd, confezionato privatamente, conservato nell'immensa cineteca di un mai conosciuto Martin Scorsese, che non aveva sentito parlare del film di Luigi Comencini). E tantomeno veniva riproiettata. Del film di Martoglio restava fortunatamente una copia al Centro Sperimentale di Cinematografia, e Barbaro vide quella. Cito da F. Di Giammatteo e C. Bragaglia, Dizionario dei capolavori del cinema (Bruno Mondadori, Milano 2004): «"stupefacenti" le inquadrature e la fotografia, Giovanni Grasso/Nunzio un "Jannings ante litteram" [pura coincidenza, solo ora ricordo la presenza del protagonista dell'Ultima risata nel tarantiniano Gamaar], Virginia Balistrieri "il viso femminile più espressivo apparso davanti all'obiettivo cinematografico", il montaggio per "contrasto e parallelismo" anticipa Griffith e le teorie di Pudovkin» (p. 9).
Da ragazzo mi sembra di aver letto che Sperduti nel buio influenzò non poco i registi del neorealismo, ma non ho ritrovato conferma di questo ricordo. Forse l'ho sognato, o forse anche loro avevano letto l'articolo di Barbaro, alimentando le loro opere con la fantasticheria di un film muto fatto solo di parole.
Infatti, poco prima della fine della guerra, i nazisti si portarono a casa le pizze. Nomen omen, il film finì probabilmente in un maledetto treno blindato, e se ne persero le tracce per sempre (ne è stata ritrovata una ventina di fotogrammi, riprodotta nel libro di Enzo Zappulla e Sarah Zappulla Muscarà, Martoglio cineasta, Editalia, Roma 1995). Si sarà messo a trasudare miele nel granaio di una fattoria o nello scantinato di un manicomio, prima di finire in polvere.

La prossima sfida si terrà lunedì 14 dicembre.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
bianca: 19 biglietti per Stolz der Nation.
arcomanno: 18 biglietti per Stolz der Nation.
afasol: 14
biglietti per Stolz der Nation.
maxeramax: 3
biglietti per Stolz der Nation.
YagaBaba: 3
biglietti per Stolz der Nation.
gegio: 3
biglietti per Stolz der Nation.
Andrea: 2
biglietti per Stolz der Nation.

mercoledì 2 dicembre 2009

Ormai soltanto un commercialista ci può salvare

Mi scrive:

Pagare le tasse nel regno di Berlusconi sembrerebbe una perversione.
Se non altro è a buon mercato: passare un paio d'ore in uno scantinato con un'attempata trans, con assunzione di moderate dosi di cocaina, costa quasi tre volte tanto.

E poi mi fa notare che gli ho spedito un assegno scrivendo due cifre diverse nella parte in numeri arabi e in quella in lettere. Ah, e poi ci sarebbe il trascurabile dettaglio della mia firma mancante, nel suddetto assegno: mi son dimenticato di aggiungerla. Mi fa notare tutto ciò con gentilezza, ma documentandolo con un jpeg allegato del demenziale assegno in questione. Rispondo: "non ho parole per l'imperdonabile doppio errore commesso nello stilare l'assegno. Ti dà un'idea dello stato confusionale di stanchezza in cui mi trovo. Provvedo subito a stilare un nuovo assegno".
La sua risposta non si fa attendere:

nessun problema.
Nella classificazione ufficiale degli errori imperdonabili non figura l'errata compilazione di assegni.
Non si possono perdonare invece, ad esempio:

1) bere la birra con la fonduta di formaggio
2) un golf verde sui pantaloni marroni
3) dire "è un presepe" di un qualsiasi banale paesaggio da cartolina

Una prece al Ministro della Semplificazione. Lasci intatto l'incomprensibile sistema fiscale del nostro Paese. Ci toccherebbe fare a meno dei commercialisti. E non ci sarebbe davvero più nulla da ridere.

La caduta nel quotidiano/1

Caro Doktor Professor Heidegger, vorrei sapere che cosa intende con l’espressione “caduta nel quotidiano”.
Quando ha avuto luogo questa caduta? Dove stavamo noi quand’è avvenuta?
Saul Bellow, Herzog, Feltrinelli, Milano 1976, p. 69.


Generatore manuale di commenti: la nostra sfavillante e multiforme vita nei social network, ovvero come smettere di preoccuparsi e cominciare ad amare il tasto “annulla”.


– Ma anche no.

– L'avevo pensato prima di te, ma molto meglio.

– Il gatto della foto è morto da settimane. :-D :-D :-D

– Non preoccuparti, prima o poi non ti capiterà mai anche a te.

– Rogo degli scritti keynesiani 'stocazzo.

– Un consiglio, se posso permettermi: rifiuta l'amicizia a te stesso.

– Ride di te, non con te.

– Te la suoni e te la laiki, eh?

– No. Jean-Michel Jarre no.

– Guarda, sono d'accordo. Se ciascuno di noi, nel suo piccolo, quotidianamente, rinunciando ai propri egoismi ma anche senza pretese e soprattutto senza illusioni, piantasse un semino e magari chiedesse consiglio a un amico giardiniere o almeno a un'amica il cui nipote fa il giardiniere, anche se non proprio a due fermate della metro, insomma, sì, ce la possiamo fare a fare qualcosa che serva a qualcosa per qualcuno.

lunedì 30 novembre 2009

Bara con nighthawk e cowboy

Don't that picture look dusty?
Jesse James (Brad Pitt) nell'Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (Andrew Dominik, 2007).


Parlo da ex cinefilo e poi ex cinefago. Per entrambi, senza Hopper non si dà né lo Huston urbano di Città amara né il Malick agreste dei Giorni del cielo (dove la fotografia dell'ormai quasi cieco Almendros si nutre di moltissime altre influenze, da Vermeer a Wyeth). Ognuno parla guardando le storie, i film che si proietta: il che significa che ognuno parla senza ascoltare quel che dice. Proprio stasera, rivedendo un pezzo del would-be Malick ma non disonorevole Jesse James di Dominik, mi sono detto che se proprio si volesse fare un appunto a Hopper, esso muoverebbe da una blanda critica per un eccesso di nitidezza iperrealista, che sembra rassicurare sulla presenza viva dell'essere proprio mentre vorrebbe rappresentarne la sottrazione. Non dico che l'artista avrebbe avuto in pugno l'Unheimlich se si fosse limitato a rendere blurry le sue figure come nelle immagini di questo strano film dove il futuro assassinio di un uomo si rappresenta borgesianamente agli occhi dell'omicida come già compiuto, inesorabile: "His fingers skittered over his ribs to construe the scars where Jesse was twice shot. He manufactured a middle finger that was missing the top two knuckles. He imagined himself at 34. He imagined himself in a coffin. He considered possibilities and everything wonderful that could come true". È come se Hopper fosse scivolato sulla rutilante superfice della tradizione americana senza mai scrivere la propria Isola del tesoro, che infatti firmò uno scozzese ma in cui c'era già tutto Peckinpah, più classico di quel che si pensa, se "classico" significasse qualcosa. Raccontare the ultimate pirate story, sapendo che quel tempo è concluso, e integrare la consapevolezza di questa narrazione post mortem all'interno del quadro stesso.
L'isola del tesoro è scritto come in soggettiva, da una bara. Più che alla celebre sequenza di Vampyr, penso a Long John Silver e ai suoi pirati come a un mucchio selvaggio ante litteram o anche alla didascalia finale di Barry Lyndon, assente dal romanzo di Thackeray. E forse ci ho pensato anche perché sono convinto che la grandezza del romanzo di Stevenson risieda nella sua perfetta inadattabilità, nel suo essere un libro fatto esclusivamente di carta, che comincia e finisce in letteratura. Il fallimento dei vari adattamenti mi sembra confermarlo, e persino il Fleming richiede allo spettatore di non aver letto o di accantonare il ricordo del libro e di guardare esclusivamente Wallace Beery. Mentre in effetti ci sono pittori che sembrano aspettare di essere adattati (e risolti, spesso in modo migliore) al cinema, il che non toglie nulla al loro genio ma ai miei occhi li rende l'equivalente pittorico e "alto" di uno Stephen King, scrittore tutt'altro che spregevole, a scanso d'equivoci.



Ma d'altra parte, può darsi che Hopper abbia avuto l'intuizione della contemporaneità, qualcosa che Stevenson forse non poteva immaginare, ossia la presa del potere non da parte di Luigi XIV, e neppure da parte del "popolo" o del "cittadino", ma dell'ascensore, e che si sia adattato a rappresentare una metafisica d'ascensore, un'attesa dell'ascensore, un'assenza di Dio nell'ascensore.

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXVI — L'UOMO CHE C'ERA

Tre aggeggi a chi riconosce il film da cui ho estratto questo fotogramma. Nuova immagine giovedì, ma allora riceverai solo due robe. Ultima foto sabato: ti ritroverai con un coso tra le mani.
AGGIORNAMENTO (giovedì 3 dicembre). Fu un celebre scrittore a notarlo ed annotarlo per primo. C'era anche lui. C'erano tutti, prima che non ci fosse più nessuno. Due robe a chi lo ritrova.

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ATTENZIONE: La partita si è conclusa giovedì 3 dicembre alle 17.55. Il film da riconoscere era Zelig (Woody Allen, 1983). bianca ottiene due robe.
La prossima sfida si terrà lunedì 7 dicembre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 18 robe.
bianca: 16 robe.
afasol: 14 robe.
maxeramax: 3 robe
.
YagaBaba: 3
robe.
gegio: 3
robe.
Andrea: 2
robe.

lunedì 23 novembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXV — IL MEDIO HA UN MESSAGGIO

Quando il dito mostra la luna, l’imbecille fa uno zoom, come dice un proverbio cinese.
Jean-Patrick Manchette, “Charlie hebdo”, n° 539, 11 marzo 1981 (ora in Les Yeux de la momie, Rivages / Ecrits noirs, Paris 1997, p. 367).

Non puntarmi il dito contro, se non hai intenzione di usarlo.
Oscar Madison (Walter Matthau) a Felix Ungar (Jack Lemmon) nella Strana coppia (Gene Saks, 1968).

Invece di fare il permaloso, guarda stoltamente questo ditinofino. Indovina in che film viene mostrato e beccati tre narici in cui infilarlo. Giovedì vedrai un altro fotogramma ma ti ritroverai con due narici raffreddate. Sabato ci sarà una terza immagine, ma otterrai solo una narice. Tappata.
AGGIORNAMENTO (giovedì 26 novembre). L'indizio per eccellenza. Due narici a chi riconosce il colpevole.
AGGIORNAMENTO (sabato 28 novembre). Tre dita per una narice.

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ATTENZIONE: La partita si è conclusa domenica 29 novembre alle 18.41. Il film da riconoscere era M — Il mostro di Düsseldorf (M, 1931) di Fritz Lang. arcomanno conferma il suo primato aggiungendo una narice alle 17 e ritrovandosi quindi con nove nasi.
La prossima sfida si terrà lunedì 30 novembre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 18 narici.
afasol: 14 narici.
bianca: 14 narici.
maxeramax: 3
narici.
YagaBaba: 3
narici.
gegio: 3
narici.
Andrea: 2
narici.

lunedì 16 novembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXIV — C'ERA UNA VOLTA UN PICCOLO NAVIGLIO

Cinque salvagenti che galleggiano (e non è una ridondanza) a chi riconosce il titolo di questo film. Giovedì vedrai un secondo filmato, e sabato un terzo, ma diminuiranno i salvagenti che galleggiano.
AGGIORNAMENTO (giovedi 19 novembre): Secondo filmato, quattro salvagenti.
AGGIORNAMENTO (sabato 21 novembre): Terzo filmato, tre salvagenti.





LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
LA SEQUENZA ERA TRATTA DA LA FORZA DEI SENTIMENTI (1983), FORSE IL CAPOLAVORO DI ALEXANDER KLUGE. IL FATTO CHE NESSUNO SI SIA NEPPURE LONTANAMENTE AVVICINATO ALLA SOLUZIONE MI FA VENIRE L'ASSURDO SOSPETTO CHE A PARTE ME NESSUNO LO ABBIA VISTO. NON È POSSIBILE, È CHE VOI SIETE DISPERANTI. PER VOSTRA EDIFICAZIONE LO CARICHERÒ TUTTO SU STENTUBE (AMMESSO CHE RIESCA A RISOLVERE STRANI PROBLEMI TECNICI).
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ LUNEDÌ 23 NOVEMBRE.

sabato 14 novembre 2009

Dacci un Taglio

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I parenti di mia moglie (My Wife's Relations, 1922) di Buster Keaton.

lunedì 9 novembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXIII — A GAMBE LEVATE

In quel momento udimmo dei passettini strascicati sul pavimento. Mi voltai. Era Hitchcock, bello, roseo e rotondo, che mi veniva incontro a braccia tese. Non avevo mai visto neanche lui ma sapevo che mi aveva spesso lodato pubblicamente. Mi sedette accanto, poi pretese di stare alla mia sinistra durante la colazione. Con una mano intorno al mio collo, semisdraiato su di me, continuava a parlarmi della sua cantina, della sua dieta (mangiava pochissimo) e soprattutto della gamba tagliata di Tristana: “Ah, quella gamba…”.
Luis Buñuel, Dei miei sospiri estremi, SE, 1991.

Due stampelle a chi riconosce il film da cui è tratta questa inquadratura pazzesca.



ATTENZIONE: La partita si è conclusa giovedì 12 novembre alle 11.10. Il film da riconoscere era Broken Lullaby (Ernst Lubitsch, 1932). bianca si piazza in seconda posizione, ex-aequo con afasol (ma dove diavolo è finito?) tallonando il felino arcomanno.
La prossima sfida si terrà lunedì 16 novembre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 17 stampelle.
afasol: 14 stampelle.
bianca: 14 stampelle.maxeramax: 3 stampelle.
YagaBaba: 3
stampelle.
gegio: 3
stampelle.
Andrea: 2
stampelle.

domenica 8 novembre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXII — PULL ZE STRINGS!

In occasione della mia festa, ben sette pensierini a chi riconosce il film da cui ho estratto questa immagine. Ogni giorno della settimana, fino a lunedì prossimo, apparirà un nuovo fotogramma. Ma anche il cervello degli zombi si decompone, e i pensierini si riducono nel tempo.
AGGIORNAMENTO (martedì 3 novembre): Seconda immagine. Ho perso un pensierino.
AGGIORNAMENTO (mercoledì 3 novembre): Terza immagine. Un sobrio ringraziamento alla Corte di Strasburgo riduce i pensierini a cinque.
AGGIORNAMENTO (giovedì 4 novembre): Quarta immagine, quattro pensierini. My mind is going...
AGGIORNAMENTO (venerdì 5 novembre): Quinta immagine. Nancy, Nancy, give me your answer do... I'm half crazy all for the love of you... You'll look sweet upon the seat of a bicycle built for three little thoughts...
AGGIORNAMENTO (sabato 6 novembre): Sesta immagine. Mi sento sempre più come Homer, quando dice a Marge: "Voglio restar solo col mio pensiero".

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ATTENZIONE: la partita si è conclusa sabato 7 novembre alle 12.59. Due pensierini per bianca.

Il film da indovinare era Carrie — Lo sguardo di Satana (Carrie, 1976) di Brian De Palma.

Tutti i fotogrammi (tranne il terzo, la coincidenza casuale era troppo ghiotta) sono tratti dalla stessa sequenza, summa magistrale del cinema secondo De Palma. Gli effetti più kitsch (ralenti, split screen, dettagli torbidi, shock e pop) vengono sbandierati, senza alcun pudore. De Palma è Hitchcock, certo, ma un Hitchcoch degradato. Meglio ancora: la sua continuazione ideale, fantasmatica, a partire da Frenzy, ultimo film veramente controllato di Sir Alfred, quello in cui il maestro tratta frontalmente il tema formale del brutto, e di cui si impossessa il suo discepolo per imbastirvi la sua diseguale e sgradevole opera. (Quasi tutti i miei amici odiano Il fantasma del palcoscenico, lo considerano "invecchiato", "vieilli", quando in realtà il film era in partenza un musical deliberatamente marcio, un osceno, stucchevole, scoppiettante e geniale "musichevole", come gracchia Lina Lamont alla fine — De Palmiana ante litteram — di Cantando sotto la pioggia, visto stasera con figlia7.) Hitch passò buona parte della sua vita alla ricerca dell'ur-bionda. Era Grace Kelly. Il tempo che gli restava lo spese a rimpiangerne la perdita. Con le vittime proletarie e sgraziate di Frenzy passò decisamente ad altro. Allora cercava quello che De Palma fabbricherà in Carrie: l'ur-cozza in fiore, straordinariamente incarnata da Sissy Spacek, gran signora (le dobbiamo David Lynch, mica pizza e fichi).
Poi c'è quello che sapete ormai a memoria: in De Palma split screen e ralenti servono a decomporre analiticamente una matassa di visioni, tutte accomunate dall'angoscia e dal desiderio: l'intera sequenza è un susseguirsi cubista di dettagli, soggettive e primi piani di sguardi: Nancy Allen sotto il palco tira le fila della propria vendicativa sensualità; Amy Irving intuisce la goliardica macchina, mezza copulante e mezza celibe, che trova il suo punto di depressione ciclonica in un secchio dove il sangue suino, ondeggiando, compie i cicli della nevrosi: Betty Buckley vede Amy Irving ma sovrappone all'ansia della sua studentessa mai abbastanza innocente l'inane ansia d'ordine e di giustizia della professoressa di ginnastica; i membri della prom night vedono William Katt e Sissy Spacek; William Katt vede solo i flash e Sissy Spacek non vede nulla.
Cala il sipario, pull ze strings e bucket of blood. E a quel punto Carrie vede tutti e tutto, contemporaneamente, in un'ubiqua paranoia (gli split screen, i "they're gonna laugh at you", memori del buñueliano El). Tutto tranne se stessa, la propria follia, ossia sua madre. L'unico a vedere per intero tutta la scena, con al centro questa spaventosa chimera che riesce a essere al contempo Marion Crane, Norma e Norman Bates è lo spettatore, qui invitato a gioire della propria sadica pedofilia con una violenta sfacciataggine, pensabile solo nel delirante cinema USA anni Settanta.
Carrie, ovvero il controllo assoluto della realtà fisica. A quella psichica ci penseranno, pochi anni dopo, i teleapatici di Scanners (David Cronenberg, 1981): e a me la musica di Shore sembra la continuazione ideale di quella di Donaggio. Poi
non resteranno altri territori da esplorare. Almeno al cinema.


La prossima sfida si terrà lunedì 9 novembre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 17 pensierini.
afasol: 14 pensierini.
bianca: 12
pensierini.
maxeramax: 3
pensierini.
YagaBaba: 3
pensierini.
gegio: 3
pensierini.
Andrea: 2
pensierini.

sabato 7 novembre 2009

Damfino

Un paio di settimane fa vedo con figlia7 Buster Keaton in The Boat, 1921 ("— Where are we? — Damfino!"). Ora, appollaiato sull'albero maestro, lui poggia lo stivale sul molo nel preciso istante in cui l'ultimo millimetro della sua barchetta a vela si inabissa. Penso che nel Rinascimento lo avrebbero considerato una perfetta allegoria della sprezzatura. Però nel fondale che ne so io (e Disney©) del Rinascimento? E allora le dico: "Vedi quello? Si chiama Johnny Depp. Ma nel film è Jack Sparrow. Sparrow in inglese vuol dire passero".


— Dove siamo?
— Non te lo so dire.
Alex Joyce (George Sanders) e la moglie Katherine (Ingrid Bergman) in automobile: prime parole di Viaggio in Italia (Roberto Rossellini, 1954).

venerdì 6 novembre 2009

A World of Shit

La battaglia di San Napolitano

(Il Presidente della Repubblica italiana)


Va bene così?

domenica 1 novembre 2009

Neorealisti forever ma non per sempre minchia






Morti politicamente scontate, irrevocabilmente corrette

Di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in quest'occasione.
Ignazio La Russa, ministro della Difesa della Repubblica italiana.

Lo sento dire queste parole l'altro ieri sera, al Tg1. E subito mi indigno: ma come si permette di giudicare prima ancora che siano concluse le indagini? La reazione, mi rendo conto (sì, lo so: mo' vieni) solo l'indomani mattina, è scontata ma irrazionale. Uno passa il tempo a blaterare di ucronie e a coltivare giardinetti biforcuti solo per farsi fregare dalla prima successione temporale, confidando nella sua natura crono-logica. Quella dichiarazione non viene dopo la morte di Cucchi, ma prima. Non è una conseguenza dell'omicidio, ma la sua vera causa.

Anni fa io quell'uomo lo incrociai per strada. Giolitti, lo storico gelataio di via degli Uffici di Vicario dove mio padre aveva pianta stabile (e prezzi di favore, sospetto), si trova a dieci metri da Montecitorio. Camminiamo, e a un certo punto ecco che mi trovo davanti Ignazio La Russa, come sempre ilare. Lo guardo negli occhi e istintivamente cambio marciapiede. Non per dichiarare la mia velleitaria opposizione, ma perché ho paura che mi picchi: quell'uomo la violenza ce l'ha stampata in volto.
(En passant, questo sembra essere un marchio lombrosiano di moltissimi ex-AN. Anche se i lombrosiani non mi sono mai piaciuti. L'ho rivisto nella faccia di Giorgia Meloni, in un video in cui il ministro della Gioventù della Repubblica italiana [non] risponde alle domande di una giornalista australiana.)

Prevedo che l'uomo si rassegnerà a imprese ogni giorno più atroci; presto non vi saranno più che guerrieri e banditi; dò loro questo consiglio: l'esecutore di un'impresa atroce immagini d'averla già compiuta, s'imponga un futuro che sia irrevocabile come il passato.
Jorge Luis Borges, Finzioni ("Il giardino dei sentieri che si biforcano"), Einaudi, Torino 1955, p. 82.


lunedì 26 ottobre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXXI — IL FUNERALINO

Tre bisous a chi riconosce il film da cui ho estratto questo spezzone senza sonoro. Nuovi indizi giovedì e sabato, ma allora sarò meno affettuoso.
AGGIORNAMENTO (giovedì 29 ottobre): Filmato più lungo, sempre senza sonoro. Un bisou di meno.
AGGIORNAMENTO (sabato 31 ottobre): I french kisses sono finiti tutti in questo lungo racconto morale. Ormai ne resta solo uno.



LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
LA SEQUENZA ERA TRATTA DA ARIANNA (LOVE IN THE AFTERNOON, 1957) DI BILLY WILDER. ECCOLA CON L'AUDIO RIPRISTINATO.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ LUNEDÌ 2 NOVEMBRE (MI ASPETTO GLI AUGURI, EH?).

lunedì 19 ottobre 2009

L'ultimo gioco in città

XXX — TELEAPATIA

Si cambia musica. Due neuroni a chi riconosce il film da cui sono estratte queste note. Giovedì sonoro più lungo ma resterà solo un neurone, a scorrazzare disperatamente nella tua testolina vuota.

teleapatia.mp3

ATTENZIONE: la partita si è conclusa martedì 20 ottobre alle 20.42. arcomanno si ritrova con due neuroni: speriamo che non entrino in conflitto tra loro facendogli scoppiare la testa peggio di un vino svoltacarrozze.
Il film da indovinare era Scanners (David Cronenberg, 1981).
Per chi vuole sentire l'intera suite di Howard Shore, l'ho messa alla fine di questo StenelOST.
La prossima sfida si terrà lunedì 26 ottobre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 17 neuroni.
afasol: 14 neuroni.
bianca: 10
neuroni.
maxeramax: 3 neuroni.
YagaBaba: 3 neuroni.
gegio: 3 neuroni.
Andrea: 2
neuroni.

venerdì 16 ottobre 2009

Santa Teresa, Italia, annoduemilaseicentosessantasei


A quella stessa ora i poliziotti che smontavano dalla notte si ritrovavano a far colazione da Trejo's, una tavola calda lunga e stretta, con poche finestre, simile a una bara. Là bevevano caffè o mangiavano uova alla ranchera o uova alla messicana o uova con la pancetta o uova fritte. E si raccontavano barzellette. A volte erano monotematiche. Le barzellette. E abbondavano quelle sulle donne. Per esempio, un poliziotto diceva: com'è la donna perfetta? Be', alta mezzo metro, con gli orecchi grossi, la testa piatta, senza denti e bruttissima. Perché? Be', di mezzo metro perché ti arrivi esattamente ai fianchi, imbecille, con gli orecchi grossi per maneggiarla con facilità, con la testa piatta per avere un posto dove appoggiare la birra, senza denti perché non ti faccia male all'uccello e molto brutta perché nessun figlio di puttana te la rubi. Certi ridevano. Altri continuavano a mangiare le loro uova e a bere il loro caffè. E quello che aveva raccontato la prima barzelletta continuava. Diceva: perché le donne non sanno sciare? Silenzio. Perché in cucina non nevica mai. Certi non capivano. La maggior parte dei poliziotti non aveva mai sciato in vita sua. Dove si scia in mezzo al deserto? Ma altri ridevano. E quello che raccontava le barzellette diceva: forza, belli, definitemi una donna. Silenzio. E la risposta: be', un insieme di cellule mediamente organizzate che circondano una vagina. E allora qualcuno rideva, un agente della giudiziaria, fantastica questa, Gonzàlez, un insieme di cellule, sissignore. E un'altra, stavolta internazionale: perché la Statua della Libertà è donna? Perché per metterci il belvedere avevano bisogno di qualcuno con la testa vuota. E un'altra ancora: in quante parti è diviso il cervello di una donna? Be', dipende, belli! Da cosa dipende, Gonzàlez? Dipende da quanto la picchi duro. E ormai infervorato: perché le donne non sanno contare fino a settanta? Perché quando arrivano al sessantanove hanno già la bocca piena. E ancora più infervorato: che cos'è più scemo di un uomo scemo? (Questa era facile). Be', una donna intelligente. E sempre più infervorato: perché gli uomini non prestano la macchina alla moglie? Perché dalla camera alla cucina non c'è la strada. E nello stesso stile: cosa ci fa una donna fuori dalla cucina? Aspetta che si asciughi il pavimento. E una variante: cosa ci fa un neurone nel cervello di una donna? Be', turismo. E allora lo stesso agente della giudiziaria che aveva riso rideva ancora e diceva bellissima, Gonzàlez, molto azzeccata, un neurone, sissignore, turismo, molto azzeccata. E Gonzàlez, instancabile, continuava: come sceglieresti le tre donne più stupide del mondo? Be', a caso. L'avete capita, belli? A caso! Tanto è uguale! E poi: cosa bisogna fare per ampliare la libertà di una donna? Be', darle una cucina più grande. E di nuovo: cosa bisogna fare per ampliare ancora di più la libertà di una donna? Be', attaccare al ferro da stiro una prolunga. E qual è la giornata della donna? Be', una giornata senza pensieri. E quanto ci mette una donna a morire per un colpo in testa? Be', sette o otto ore, dipende da quanto ci mette la pallottola a trovare il cervello. Il cervello, sissignore, borbottava l'agente della giudiziaria. E se qualcuno rimproverava a Gonzàlez di raccontare troppe barzellette maschiliste, Gonzàlez rispondeva che era più maschilista Dio, che ci aveva fatto superiori. E proseguiva: come si definisce una donna che ha perso il novantanove per cento del suo quoziente di intelligenza? Be', muta. E cosa ci fa il cervello di una donna in un cucchiaino da caffè? Be', galleggia. E perché le donne hanno un neurone in più dei cani? Perché quando puliscono il bagno non bevano l'acqua del water. E cosa fa un uomo quando butta una donna dalla finestra? Be', inquina l'ambiente. E in cosa somiglia una donna a una pallina da squash? Be', più forte la batti, più velocemente torna da te. E perché le cucine hanno una finestra? Be', perché le donne vedano il mondo. Finché Gonzàlez non si stancava e beveva una birra e si lasciava cadere su una sedia e gli altri poliziotti ricominciavano a occuparsi delle loro uova. Allora l'agente della giudiziaria, esausto dopo una notte di lavoro, borbottava quanta sacrosanta verità era nascosta nelle barzellette popolari. E si grattava le parti basse e posava sul tavolo di plastica il suo revolver Smith&Wesson 686, quasi un chilo e duecento grammi di peso, che sbattendo contro la superficie del tavolo faceva un rumore secco, come quello di un tuono in lontananza, e riusciva ad attrarre l'attenzione dei cinque o sei poliziotti più vicini, che ascoltavano, no, che vedevano le sue parole, le parole che l'agente della giudiziaria voleva dire, come se fossero clandestini persi nel deserto e vedessero un'oasi o un villaggio o una mandria di cavalli selvaggi. Quanta sacrosanta verità, diceva l'agente della giudiziaria. Chi cazzo inventerà le barzellette?, diceva l'agente della giudiziaria. E i proverbi? Da dove cazzo vengono? Chi è il primo a pensarli, chi è il primo a dirli? E dopo qualche secondo di silenzio, con gli occhi chiusi, come se si fosse addormentato, l'agente della giudiziaria socchiudeva l'occhio sinistro e diceva: date retta all'orbo, imbecilli. Le donne dalla cucina al letto, e per la strada legnate. Oppure diceva: le donne sono come le leggi, sono fatte per essere violate. E le risate erano generali. Una grande coperta di risate si innalzava nel locale lungo e stretto, come se i poliziotti la usassero per lanciare in aria la morte. Non tutti, naturalmente. Alcuni, ai tavoli più distanti, finivano le loro uova con il chili o le loro uova con la carne o le loro uova con i fagioli in silenzio o parlando fra loro, delle loro cose, isolati dal resto. Facevano colazione, per così dire, coi gomiti appoggiati sull'angoscia e sul dubbio. Appoggiati sull'essenziale che non porta da nessuna parte. Intirizziti dal sonno: cioè voltando le spalle alle risate che sostenevano un altro sogno. Altri invece, coi gomiti appoggiati in fondo al bancone, bevevano senza dire nulla, limitandosi a guardare quella baraonda, o a mormorare che roba, o senza mormorare nulla, imprimendosi semplicemente sulla retina i poliziotti e gli agenti della giudiziaria.

Roberto Bolaño, 2666**, traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2008, pp. 259-62.

Il muggito

In collaborazione con il "Ministro dell'Identità comunicabilissima", vorrei dare il mio modesto contributo alla Campagna GODernativa mirante a ridefinire il paesaggio italiano a immagine e somiglianza del Toro Osborone.

Osborone.jpg

Non star lì alla finestra, mentre la stampa straniera e i tarantini d'accatto si permettono di far finire in vacca il nostro Paese e il suo glorioso cinema! Restauralo! Rimontalo! Domalo!

martedì 13 ottobre 2009

Dacci un Taglio

thehighsign.jpg

Il segno del riconoscimento (The "High Sign", 1921) di Edward F. Cline e Buster Keaton.

Zebre

Figlia7, aspettando che il padre si degni di prepararle da mangiare, dimentica la fame parlando al telefono con nonnacrucca.
Dopo cena guardiamo l'ultimo episodio delle Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Lo vidi quando avevo l'età, e poi mai più. Non ricordavo praticamente nulla, a parte il celebre motivetto. Sconvolgente. Potrei scriverci sopra dieci pagine, ve le risparmio tutte. Figlia7 si prende paura vedendo Pinocchio ciuchino, con Mario Adorf crudelissimo domatore, e zompa sulle mie ginocchia, ho appena il tempo di spegnere la sigaretta. (Personalmente resto sbalordito da Geppetto-Manfredi, che alla fine vuole restare nel ventre della balena: come posso essermelo scordato?).
Poi a nanna, mentre figlia7 canticchia le note di Carpi. Sarà l'unica francese a conoscerlo, sono soddisfazioni.
Nel computer, trovo una mail di nonna crucca:

Avevo raccontato a figlia7 la storia dello zoo distrutto a Gaza. Per consolare i bambini, hanno dovuto dipingere due asini facendo finta che fossero zebre. Le ho detto che le avrei mandato la foto per farle vedere che questa volta era vero, non una delle nostre favole telefoniche.


lunedì 12 ottobre 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XXIX — SENZA DUBBIO?

Tre falsi amici a chi indovina il titolo del film da cui ho estratto questa musichetta iniziale.
AGGIORNAMENTO (giovedì 15 ottobre): la pista audio ora dura 30 secondi in più, ma mentre piovono gatti e soprattutto cani, un falso amico se ne è sortito alla franscese: 22, ecco gli sbirri!
AGGIORNAMENTO (sabato 17 ottobre): Tre indizi fotografici. Il primo non porta all'assassino; il secondo non si muove più; il terzo non emette alcun suono. O comunque il collega di Altamante Fruzzetti dice di non sentirlo, all'unico falso amico che gli resta.


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Giovedì e sabato arriveranno nuovi indizi ma si ridurranno i falsi amici: meglio soli che male accompagnati.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui.

ATTENZIONE: la partita si è conclusa lunedì 19 ottobre alle 10.48. bianca ottiene un falso amico.
Il film da indovinare era Garde à vue (Claude Miller, 1981), che in Italia si chiama assurdamente Guardato a vista (il titolo francese significa invece
"Fermo di polizia). Musiche di Georges Delerue.
Quanto ai cats and dogs che piovono, nel film hanno la loro ragion d'essere. C'è un cane (di un altro) che Serrault porta a spasso. Si chiama Tango, ed è lui che trova la prima bambina ammazzata. Ricordo uno splendido scambio di battute (i dialoghi del film sono scritti dal vecchio Audiard, stavolta più efficace del solito), tra lo scriba Marchand (sua la voce nel file audio) e Serrault. Marchand, alla macchina da scrivere:
— "Tango": ça s'écrit comme un tango?
E Serrault si volta, furente:
— Non, mais comment voulez-vous que ça s'écrive? Comme paso doble?!
Che per chi sa fa ridere anche perché Guy Marchand è un ottimo ballerino di tango. Bravissimo in un film splendido e raro intitolato L'Acrobate (Jean-Daniel Pollet, 1976).
Serrault all'epoca era popolare soprattutto come attore comico. Fece furore a teatro col "Vizietto", in coppia con l'autore e suo sodale di una vita Jean Poiret.
La prossima sfida si terrà lunedì 12 ottobre.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 15 falsi amici.
afasol: 14 falsi amici.
bianca: 10 falsi amici.
maxeramax: 3 falsi amici.
YagaBaba: 3 falsi amici.
gegio: 3 falsi amici.
Andrea: 2
falsi amici.